Dispersione scolastica: un fenomeno complesso e possibili soluzioni
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Dispersione scolastica: un fenomeno complesso e possibili soluzioni

 

A una prima definizione, quella che chiamiamo dispersione scolastica può essere intesa come la mancata, incompleta o irregolare fruizione dei servizi dell’istruzione e formazione da parte dei giovani in età scolare. Tenendo buona questa definizione, bisogna però sottolineare come si tratti di un fenomeno complesso e sfaccettato, con cause ed effetti anche lontani nel tempo e difficilmente misurabili nella loro articolazione. La dispersione può infatti avvenire a diversi stadi del percorso scolastico e può consistere nell’abbandono, nell’uscita precoce dal sistema formativo, nell’assenteismo, nella frequenza passiva o nell’accumulo di lacune e ritardi che possono condizionare negativamente le prospettive di crescita culturale e professionale dello studente.

Il fenomeno coinvolge diverse dimensioni della vita sociale del minore e della comunità in cui vive: dai servizi per la prima infanzia alla formazione professionale, dalle politiche sociali a quelle abitative e del lavoro. I fattori connessi possono dipendere dalla disoccupazione, dalle situazioni di esclusione sociale e di povertà, ma non si possono escludere nemmeno quelle motivazioni riconducibili a disagi personali e/o familiari, difficoltà nell’apprendimento e, più in generale, il modo in cui il singolo studente reagisce al sistema scolastico. Altre cause, da non sottovalutare, sono da attribuire a motivazioni individuali che possono spingere verso l’abbandono precoce degli studi e, fra queste, un peso notevole è attribuito ai disturbi d’ansia. Spesso infatti gli studenti, se pur interessati, non ce la fanno a sostenere gli alti livelli di stress correlati all’ambiente scolastico.

A causa della complessità del fenomeno, le risposte devono essere molteplici e multidimensionali, rivolte alle politiche educative, sociali, del lavoro e della salute. Quando gli studenti decidono di allontanarsi dal sistema scolastico e formativo di fatto si allontanano da un luogo “di protezione”, ma soprattutto vanno incontro a una mancanza, cioè alla mancanza di opportunità. L’abbandono scolastico è da considerarsi un fenomeno molto preoccupante, perché riguarda la fascia di età giovanile: se i giovani lasciano prematuramente la scuola significa che corrono maggiori rischi di disoccupazione, povertà, esclusione sociale e “devianza”.

Il precoce abbandono scolastico ha conseguenze anche sulla formazione di quella sacca di popolazione minorile e giovanile costituita dai NEET - not employement education training, vale a dire chi, in un dato momento, non studia, né lavora né riceve una formazione.

 

In Italia

Nonostante l’Italia abbia registrato notevoli progressi sul fronte degli abbandoni scolastici rispetto al 2010, la quota di ELET - Early Leaver from Education and Training, ovvero i giovani che abbandonano prematuramente i percorsi di istruzione e formazione, è tra le più alte dell’Unione Europea. Secondo i dati del 2020, il nostro Paese resta al quartultimo posto per numero di abbandoni precoci, col 13,1%, ben al di sopra del valore medio dell’Unione di 9,9%.

            

Grafico: Openpolis

 

L’INVALSI, Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, a partire dal 2019 ha inoltre provato a misurare il numero di studenti che terminano il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali. Secondo i dati forniti, si stima che la dispersione scolastica totale superi il 20% a livello nazionale e che il 14,4% degli allievi esca dalla terza media con livelli di competenze inadeguati in matematica, italiano e inglese.

 

Quali azioni per arginare il fenomeno?

Secondo la teoria bioecologica dello sviluppo umano di Bronfenbrenner (1979-2006), e tenendo conto delle scoperte delle neuroscienze, della biologia e dell’economia negli ultimi decenni, possiamo assumere lo sviluppo dell’essere umano come il frutto di un’interazione dinamica e via via sempre più complessa, fra la rete di sistemi che si influenzano reciprocamente e che formano l’ambiente o l’ecosistema nel quale il bambino cresce. L’insieme dello sviluppo umano dipende quindi da variabili multiple, inizialmente molto connesse al modo in cui sono educati i bambini nel loro ambiente familiare, che è interdipendente, a sua volta, dagli intrecci tra questo ambiente e l’ambiente in cui la famiglia vive, inteso in senso lato.

Dato questo assunto, risulta chiaro che le cause della dispersione scolastica e quelle del fenomeno “contrario” della riuscita scolastica sono da ricercarsi nel complesso sistema che comprende i vari ambiti della vita di un soggetto. Inoltre, risulta anche chiaro come le possibili soluzioni devono anch’esse svilupparsi su vari livelli.

Da anni, nel nostro Paese, numerose esperienze dei più diversi attori si concentrano sul contrasto alla dispersione scolastica con differenti proposte, in diversi orizzonti geografici, attraverso varie modalità di intervento. Tutte le esperienze hanno messo in evidenza la necessità di azioni che avvengono in rete sul territorio e che non siano focalizzate solo sul bambino e sulla scuola, ma anche sul contesto di vita e quindi anche al di fuori della scuola. Numerosi tra gli interventi dei rappresentanti del terzo settore si sono focalizzati su una presa in carico dei contesti territoriali e dei nuclei familiari, anche nei termini di un sostegno concreto.

Altri elementi importanti che emergono dalle esperienze messe in atto fino ad ora sono:

  • la necessità di una specifica formazione per gli insegnanti docenti
  • l’importanza dell’orientamento scolastico
  • la creazione di una stretta rete territoriale tra la scuola e le altre realtà extrascolastiche per inserire in una cornice di senso le attività di studio
  • la centralità del bambino e del ragazzo, prima ancora che dello studente
  • supporto alle famiglie, che vuol dire anche costruzione di luoghi accoglienti, possibilmente belli, che diventano luogo di aggregazione e di socialità, dove si possa apprendere, imparare a stare con gli altri ma anche dove si possano trovare risposte ai differenti bisogni, anche familiari.

Numerosi attori delle comunità territoriali, afferenti per lo più al privato sociale, si sono dichiarati protagonisti, ma allo stesso tempo hanno evidenziato la necessità di interventi più incisivi ed efficaci da parte delle istituzioni, tali da poter almeno in parte sopperire a una condizione territoriale problematica.

 

La Scuoletta di Strada

Da un’analisi del Ministero effettuata regione per regione, nello specifico per il Friuli Venezia Giulia è stato visto che gli studenti più a rischio dispersione scolastica sono quelli che vivono in zone disagiate dove il valore della cultura non è giustamente considerato, anche per un basso livello di scolarizzazione dei genitori. Altri studenti a rischio sono quelli con disturbi specifici dell’apprendimento non diagnosticati.

Proprio nella nostra Regione ha preso forma THANKS GOD IT’S MONDAY!,  un progetto per il contrasto della povertà educativa degli adolescenti, che punta a ridurre tutte quelle condizioni che limitano l’accesso ad opportunità educative, comunicative e motivazionali dei ragazzi e la loro possibilità di apprendere, sperimentare e sviluppare talenti e aspirazioni. Destinatari principali sono i minori dagli 11 ai 17 anni (circa 3.840 adolescenti), con le loro famiglie, insegnanti ed educatori e, in senso più allargato, la comunità in cui vivono. Tutti quei soggetti cioè che, a vario titolo, intervengono nella loro cura e sono di fatto “responsabili” della loro formazione. Coinvolge maggiormente aree cittadine o paesi dove si concentrano contesti multiculturali e multietnici e altri fattori di potenziale fragilità sociale, economica e culturale.

Il progetto prevede la prototipizzazione e diffusione della “Scuola Accogliente”, per creare un modello di comunità educante che punta a diventare patrimonio del sistema educativo regionale. La Scuoletta di Strada è seguita dagli educatori della Cooperativa la Quercia insieme alla Comunità di San Martino al Campo e la Cooperativa Prisma.

La Scuoletta ha visto impegnati gli educatori della Cooperativa in varie scuole secondarie di primo grado. Tra le attività svolte ci sono stati laboratori, sostegno allo studio e incontri periodici con una psicologa dedicata, che offriva supporto anche alle famiglie. E ancora: laboratori, sostegno per i compiti, gite nella natura. Il progetto non si è fermato nemmeno in estate, con gli stessi obiettivi: costruire una comunità educante che accompagni i ragazzi nella loro crescita, creando un ambiente accogliente e positivo, nell'ottica di contrasto di dispersione scolastica e povertà educativa

 

Fonti: 

Gli studenti in Italia e l’impatto ancora forte dell’abbandono scolastico, Openpolis

La dispersione scolastica in Italia: un’analisi multifattoriale. Documento di studio e di proposta. A cura della Commissione costituita con decreto dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, con il coordinamento del Presidente della Commissione, prof. Arduino Salatin e con la collaborazione dell’Ufficio dell’Autorità garante.